Giornate di valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico
Data:
12 Maggio 2025

Dal 10 al 18 maggio 2025 si terrà la Settimana delle Giornate di valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico.
Con tale ricorrenza e in tale occasione si vuole ricordare l’importanza della tutela e della valorizzazione di tali beni per info dare un messaggio di speranza.
Un esempio è l’intervento svolto sul Cristo risorto tra i santi Giovanni Battista e Lorenzo, (del secondo quarto del XVI secolo) di artista ferrarese, olio su tavola trasportato su tela applicata su tavola, cm 231,5 x 142, ora al Museo d’Arte sacra di Orte.
Il dipinto in esame è stato restaurato nel 2024 grazie a un finanziamento della Diocesi di Civita Castellana: l’intervento, eseguito da Davide Rigaglia e condotto sotto l’alta sorveglianza della funzionaria della SABAP VT-EM Luisa Caporossi, ha rilevato esiti sorprendenti, mettendo in evidenza un’antica operazione di trasporto da tavola a tavola di cui non si aveva la minima cognizione sinora.
La pregevole opera proviene ab antiquo da una chiesa di Grignano Polesine (frazione di Rovigo), la pieve consacrata ai Santi Maria Assunta e Benedetto, come dimostrato da Roberto Cara e Valentina Lapierre, autori del volume Tra Garofalo e i Dossi. Una pala d’altare di “Sebastianus pictor” a Orte (2023). Asportata alla metà del Settecento dalla chiesa di origine, fu quindi collocata nel vicino Oratorio di San Rocco, da cui fu nuovamente rimossa in data imprecisata, favorendone così l’alienazione. Tuttavia, il dipinto fu venduto senza la sontuosa carpentiera lignea che lo incorniciava, reimpiegata per ospitare una copia conforme all’originale eseguita dal pittore veneziano Antonio Florian nel 1822. Successivamente si hanno notizie incerte sulla proprietà e il luogo di esposizione della pala, fin quando non approdò a fine Ottocento nelle mani del restauratore ortano Francesco Orlandi tramite il quale giunse, per donazione, agli Ospedali Uniti di Orte nel 1928 e da lì, infine, nel neocostituito Museo d’Arte Sacra (1967).
Il dipinto raffigura il Risorto che si erge dal sepolcro vuoto di fronte agli sguardi attoniti degli armigeri, affiancato dai santi Giovanni Battista e Lorenzo, mentre nella parte superiore campeggiano otto cherubini tra le nuvole. La presenza al centro in basso di un calice con patena su cui posa l’ostia suggerisce la probabile committenza da parte di una Confraternita del Corpus Domini, devota al Santissimo Sacramento.
Le pessime condizioni conservative del supporto all’inizio del XIX secolo dovevano essere tali da considerarlo non più idoneo a svolgere la sua funzione e imposero, come da casistica metodologica ottocentesca, la rischiosa operazione di separare la pellicola pittorica dal supporto originario per trasportarla su un’altra tavola. La casistica di interventi di trasporto vanta esempi celebri risalenti al principio dell’Ottocento, tra cui la Madonna di Foligno e la Pala Oddi di Raffaello ai Musei Vaticani, l’Annunciazione di Antonello da Messina nel Museo di Palazzo Bellomo a Siracusa e la Resurrezione di Lazzaro di Sebastiano del Piombo (Londra, National Gallery), ma in nessuno di questi casi si preferì utilizzare una nuova tavola e si optò per la più semplice soluzione di trasferire la pellicola pittorica su di un supporto tessile tensionato su un telaio in legno.
Si tratta dunque di un autentico unicum dal punto di vista storico-conservativo sul quale il restauratore Rigaglia e la storica dell’arte Caporossi promettono futuri approfondimenti che confluiranno in una pubblicazione scientifica, tenendo conto anche di altri particolari tecnici inediti, di notevole interesse, emersi durante i lavori di restauro, che convergeranno in una pubblicazione scientifica.





Ultimo aggiornamento
12 Maggio 2025, 10:39