Roma: presentazione dei volumi “Le tombe dipinte di Tarquinia. Vicenda conservativa, restauri, tecnica di esecuzione”

Data:
5 Marzo 2025

Roma: presentazione dei volumi “Le tombe dipinte di Tarquinia. Vicenda conservativa, restauri, tecnica di esecuzione”

Il volume (Firenze, Nardini Editore, 2023) di Adele Cecchini sarà presentato il 10 marzo 2025 alle ore 16.00 a Palazzo Patrizi-Clementi, Via Cavalletti 2 – Roma

La storia conservativa delle tombe dipinte tarquiniesi dalla prima metà dell’800 – epoca a cui risalgono la scoperta di gran parte dei sepolcri ad oggi noti ed i primi provvedimenti di tutela – fino ai giorni nostri. Fra tutela, recupero, conservazione e valorizzazione dello straordinario patrimonio archeologico costituito dalle tombe dipinte di Tarquinia: un caso più unico che raro, ma soprattutto un caso d’interesse nazionale che ha assunto rilevanza internazionale, facendo scuola.

Tutto questo il tema al centro del libro di Adele Cecchini. In occasione della presentazione del volume, il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dott. Daniele F. Maras, dialogherà con l’autrice Adele Cecchini, restauratrice delle tombe dipinte tarquiniesi. Introdurrà e modererà l’incontro la soprintendente, arch. Margherita Eichberg.

Si parlerà di tecniche di restauro innovative e di come salvaguardare questi beni dai danni e da atti fraudolenti da parte dei ‘tombaroli’. All’interno anche i contributi di Germana Barone e Paolo Mazzoleni dell’Università di Catania, Maria Cristina Caggiani, Alessia Coccato, Maura Fugazzotto, Francesco Buranelli, già direttore dei Musei Vaticani dal 1996 al 2007, che rese possibile una proficua collaborazione con la soprintendenza per l’Etruria Meridionale, allora diretta da Anna Maria Moretti; e di Alfonsina Russo, soprintendente dal 2012 al 2019.

Proprio quest’ultima spiega come si tratti della nuova edizione, rivista, aggiornata e ampliata con le recenti scoperte – per la collana Restauro Quaderni – del volume uscito nel 2012 (sempre per Nardini Editore), presentato in quello che fu l’anno della costituzione dell’associazione degli “Amici delle Tombe dipinte di Tarquinia” di cui oggi è presidente onorario.

Quest’ultima associazione promuove programmi di ricerca e sperimentazione di tecnologie innovative, fornendo assistenza tecnica e scientifica, sin dal 2015, attivando collaborazioni con vari istituti di ricerca e Università come l’Università di Catania, l’Università di Roma Tre, l’Istituto Centrale del Restauro (ICR), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), l’Università “Sapienza” di Roma e infine l’ENEA, come per il progetto Cobra, per l’acquisizione di rilievi con laser scanner 3D. E poi, dal 2017, ha avviato la collana “Larth”, quaderni dell’Associazione, diretta dalla stessa direttrice del Parco Archeologico del Colosseo. Non solo, ma lavora in stretta sinergia sia con la comunità e l’associazionismo locali, ad esempio con Cassa di Risparmio di Viterbo (CARIVIT) e la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia (CARICIV), favorendo il senso identitario di appartenenza, che con i privati; collaborazioni grazie alle quali si sono potuti portare avanti interventi di restauro, come quelli alla tomba dei Vasi Dipinti e alla tomba delle Sculture. L’ultimo è quello della tomba dei Pigmei. L’Associazione “Amici delle tombe dipinte di Tarquinia” organizza raccolte fondi, donazioni dedicate ad interventi per salvaguardare un patrimonio da lasciare in eredità alle generazioni future, innescando un metodo virtuoso che “può costituire il volano per mettere in moto un meccanismo virtuoso che garantisca quanto meno quelle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria indispensabili a non vanificare i risultati di anni di ricerca e lavoro dei funzionari e tecnici delle Soprintendenze statali, demandate dalla nostra Costituzione a trasmettere intatto il nostro immenso patrimonio alle generazioni future”, nelle parole di Maria Cataldi.

A lei e a Sandro Massa sono dedicati il libro e la presentazione. La prima, per tutti “Mariolina”, etruscologa laureatasi nel 1968 con Massimo Pallottino, è stata direttrice della Necropoli e del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia per quasi trent’anni; fino alla sua scomparsa, nel 2019, è stata presidente dell’Associazione Amici delle Tombe Dipinte di Tarquinia, L’associazione “Amici delle Tombe Dipinte di Tarquinia”, che in suo onore organizza le “Giornate in ricordo di Maria Cataldi”. Massa invece ne fu il vicepresidente, sino al 2019, ma soprattutto mise a punto un sistema di chiusura delle tombe dipinte di Tarquinia, tale che ne garantisse l’isolamento e la fruizione. Titolare di tre brevetti, fu autore di circa settanta pubblicazioni.

E l’eredità lasciata dalle tombe dipinte non è irrilevante; e non solo per le ‘giovani generazioni’. Come scrisse Massimo Pallottino, già nel 1984 in Catalogo ragionato della pittura etrusca: “la pittura etrusca rappresenta il primo capitolo della storia della pittura italiana”. E in essa l’esempio delle tombe dipinte ben si riflette ampiamente. Note già nel XV secolo, il l repertorio figurativo etrusco si diffuse nel XVI secolo, con influssi sullo stesso Michelangelo; il Caronte che rappresenta sembra quasi un demone etrusco, ma non solo. Suo poi è lo schizzo (dei primi anni del ‘500) di una testa di uomo, con folta barba e pelle di lupo sul capo, paragonabile per molti studiosi all’Aita etrusco, dio degli inferi, rappresentato nella Tomba dell’Orco II di Tarquinia e nella Tomba Golini I di Volsinii.

La prima scoperta documentata di una tomba dipinta di Tarquinia avvenne nel 1699 nella proprietà di Annibale Tartaglia, da lì ne seguirono altre e il fascino per esse non fece che crescere, soprattutto durante il Grand Tour la maggior parte delle tombe venne descritta e disegnate da eruditi, antiquari e artisti del gran tour, come il frate agostiniano Giannicola Forlivesi attivo a Tarquinia attorno al 1736, o l’antiquario e architetto scozzese James Byres , che affidò al disegnatore polacco Franciszek Smuglewicz, J. Byres l’illustrazione della sua opera The History of the Etrurians.

Giovanni Battista Piranesi visitò la Tomba del Cardinale, unica superstite di quella prima felice stagione di ricerche, vi si ispirò e ne trasse spunto per le sue celebri incisioni.

Parallelamente furono incrementate le leggi di tutela.

A partire dal Chirografo (cioè documento scritto a mano dal pontefice in persona) di papa Pio VII Chiaramonti del primo ottobre 1802 sulla protezione delle antichità di Roma. Preparato dal sacerdote, avvocato Carlo Fea (1753-1836), Commissario alle antichità; all’Editto successivo del cardinale Bartolomeo Pacca del 7 aprile 1820. Per arrivare alla più recente Legge n. 386 del 27 giugno del 1907 che istituì 47 strutture col nome di Soprintendenze, di cui 15 alle Gallerie, ai Musei medioevali e moderni e agli oggetti d’arte, 14 agli Scavi ed ai musei Archeologici e 18 ai Monumenti.

Ma qual è la novità del volume?

“I dipinti delle tombe di Tarquinia – spiega la restauratrice Adele Cecchini – non sono affreschi, ma dipinti eseguiti su uno strato preparatorio, steso a pennello poco prima dell’esecuzione, di una creta microfossilifera. Quest’ultima ricorda il famoso bianco per eccellenza dell’antichità, citato da Plinio e da Vitruvio: il Paretonium”.


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Ultimo aggiornamento

5 Marzo 2025, 10:16