San Lorenzo Nuovo: una sala gremita per festeggiare i 250 anni dalla fondazione

Data:
8 Ottobre 2024

San Lorenzo Nuovo: una sala gremita per festeggiare i 250 anni dalla fondazione

“250 anni di storia e tradizione”, come è stata intitolata la due giorni dedicata alla ricorrenza. Si è cominciato con la cerimonia di commemorazione e la fiaccolata successiva di sabato 5 ottobre sera. Per proseguire poi, il giorno successivo, con la passeggiata al paese vecchio nella mattina di domenica. Per arrivare, infine, alla conferenza di domenica pomeriggio, presso la Sala consiliare, a cui sono intervenuti la soprintendente, l’arch. Margherita Eichberg, il prof. Arch. Renzo Chiovelli e lo storico locale Silvio Verrucci. Una conferenza molto partecipata. Una sala gremita e molto interessata ad un racconto che si è mosso sul doppio binario di storia e tradizione. Per cogliere meglio tutta la bellezza di un paese ricco di patrimonio culturale.

Lo studioso Verrucci ha parlato diffusamente del paese vecchio, delineandone l’organizzazione e raccontando, sulla base dei provvedimenti dell’epoca, le misure prese per contrastare lo spopolamento prima di decidere lo spostamento in collina dell’abitato. Ha descritto l’organizzazione della società, le attività produttive praticate dagli abitanti e il sistema amministrativo e di governo.

Il prof. Chiovelli ha ripercorso i resoconti dei viaggiatori che hanno attraversato il territorio dell’Alto Lazio e scritto nei loro diari le sensazioni suscitate in loro tanto dal vecchio paese prossimo al lago quanto da quello nuovo. Dal ‘500 alla fine del XIX secolo i racconti si sono succeduti, alternando giudizi positivi e negativi sulle strutture, sulle strade, sulla qualità edilizia e architettonica, mettendo a raffronto i due insediamenti, quello ideale settecentesco, apprezzato dai più illuminati, e quello a rudere, apprezzato dagli spiriti romantici.

L’arch. Eichberg ha delineato per sommi capi la storia di San Lorenzo Nuovo, accostandola a quella delle altre città di fondazione moderna.

Non da ultimo la soprintendente ha sottolineato l’importanza e il valore della politica dei Papi in termini di governo del territorio e di opere pubbliche.

Ricordiamo, al riguardo, la centralità della figura di Pio VI. Quando l’innalzamento delle acque del lago rese necessari l’evacuazione e lo spostamento della gente in un ambiente più sicuro e salubre, poiché molte erano state le epidemie di malaria che si erano scatenate, fu proprio il Pio VI, non ancora papa, a farsi promotore della causa.

Nella seconda metà del ‘700, fu papa Clemente XIV che, su iniziativa di Pio VI, allora tesoriere apostolico, decise di trasferire la popolazione altrove. E da lì partì l’edificazione della città di San Lorenzo Nuovo, che sarebbe stata fondata nel 1774.

Già nel 1773 Clemente XIV inviò sul posto l’abate Giulio Sperandini, per la stesura di una dettagliata relazione sullo stato dei luoghi. Nel 1775 una nuova e potente epidemia di malaria convinse il papa ad accelerare i tempi per la realizzazione del nuovo paese.

Divenuto Pontefice, Pio VI si adoperò affinchè l’opera fosse portata a termine e affidò l’incarico al Cardinale Guglielmo Pallotta, vicetesoriere apostolico.

Il progetto originario del nuovo paese fu dell’architetto Alessandro Dori, ma per il costo eccessivo il progetto passò all’architetto Francesco Navone, che concepì l’idea di una piazza ottagonale, come centro di un insediamento salubre e panoramico, all’incrocio di due direttrici viarie, forse ispirata alla piazza Amalienborg di Copenaghen, forse ad esempi di città-fortezza.

Nella piazza, una targa di marmo ricorda i fondatori, mentre un’altra targa di dimensioni contenute ricorda che nel 1798 Pio VI pernottò sulla strada per Firenze, prigioniero dei francesi. A Pio VI Braschi è dedicato un busto del Canova nella chiesa di San Lorenzo Martire.

Il panorama verso il lago, voluto dai promotori, è protetto dal vincolo paesaggistico ministeriale, e l’insieme del costruito d’epoca dal Piano paesaggistico. La Soprintendenza intende favorire la valorizzazione del paese vecchio e la conservazione dell’immagine agreste del territorio circostante i due centri: quello vivo e quello a rudere.


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Ultimo aggiornamento

8 Ottobre 2024, 13:20